sec. XIV
der. di quaranta, a sua volta dal lat. quadraginta: REW 6912; cfr. nota.
L’it.
quarantena è considerato un venezianismo dalla vulgata lessicografica ed etimologica novecentesca, pur con qualche DELIN: «Quarantena
pare si sia diffusa da Venezia»; GDLI, s.v.
quarantena: «var. venez. di
quarantina». Di
venetismo parla anche
Pellegrini1990: 234, e cfr. pure
Ferguson2013: 169. Ma gli autori veneti dei secoli XVIII-XIX indicano
q. nell’accez. 4 come una voce non tipicamente veneziana, indicando il suo corrispondente locale nel termine
contumacia. Così Muazzo 191 s.v.
contumacia: «Sta robba zè de contumacia, zè de sospetto. I Toscani dise
far la quarantena» (dove più che l’indicazione di toscanità varrà quella implicita di non- venezianità); e Stratico: «Quarantena, s.f. Quarantina, Quarantana, Quarentina, Quarentana, Ven. Contumacia». Il termine, ancora nell’accez. 4, è impiegato da C. Goldoni in un dispaccio diplomatico in italiano del 1743, senza riferimento specifico a Venezia (
Oliveri-Rodda in c.s.). Non vi è traccia della voce nei testi redatti dagli ospiti dei Lazzaretti Vecchio e Nuovo di Venezia studiati da
Malagnini2017a, 2017b e 2018. Si aggiunga che di fatto gli esempi più antichi per
quarantena nell’accez. 4 (oscillanti con
quarantina e
quarantana) non sembrano provenire da Venezia, bensì da testi in italiano di varia provenienza: la prima attestazione del GDLI è da Chiabrera. Tra le attestazioni lessicografiche più antiche per l’accez. 4, 1598 1611 Florio («fare la quarantana»), 1676 Ferrari (s.v.
quarantena), 1769 Savérien (id.), che tuttavia non segnalano il termine come veneziano. Notevole anche la registrazione nel
Dizionarietto di marineria toscano della seconda metà del Seicento studiato da
Setti1999 (s.v.
Lazzaretto : «Luogo Murato, ove si mettono le Mercanzie e persone che vengono da luoghi ove sia Peste a far la Quarantena per purgarsi dal sospetto che potessero attaccare il Male»), e 1881 Rezasco s.v.
quarantena riporta solo ess. toscani, il più antico del 1630. La
Lessigrafia di
Gherardini1843 distingue
quarantena ‘spazio di quaranta giorni’ e
quarantina ‘serie di quaranta cose’. Per contro, la relativa scarsità di attestazioni lessicografiche veneziane sembra suggerire che non si tratti di una forma percepita come tipicamente locale. La forma con -
ena, già antica nelle accez. 1-3 è come minimo pansettentrionale, teste il TLIO, e dal punto di vista fonetico è compatibile anche con il toscano, visto che il suffisso -
ena dei numerali discende da quello dei distributivi in -
ēni del latino, forse a partire dal tipo
novenus, ben vivo nella Romània, come mostra
novena, cfr.
Lausberg1971, § 785; non è dunque necessario ipotizzare un’irradiazione galloromanza (
quarantaine). Di fatto, il Vocabolario della Crusca lemmatizza
Quarantina fin dalla prima impressione, senza riferimenti all’accez. 4, spiegandolo con l’equivalente
quarantena: «Quarantena, numero di quaranta, come decina, dodicina, o dozzina, e s’applica a pena, o a indulgenzia, che più comunemente diciamo
quarantena, e i Teologi la chiamano oggi comunemente in lat. *
quarantena». Appare dunque verosimile che lapratica dell’isolamento sanitario, per la quale il porto di Venezia e le isole del Lazzaretto furono certo un modello a partire almeno dall’inizio del sec. XV, fosse qui comunemente chiamata
contumacia; il termine
quarantena, che poteva essere impiegato anche a Venezia, non pare tuttavia qualificabile come un venezianismo. Per ulteriori elementi su origine e storia della parola, cfr.
Parenti-Tomasin in c.s.