magistrado, magistrato
sec. XIV
lat. magistrātus ‘magistrato, autorità’, vc. dotta: PIREW 5230b; DELIN; EVLI.
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Scrive Boerio: «La già Repubblica veneta contava più di 70 Magistrati in Venezia, tutti coperti da patrizii, fra’ quali erano divisi gli affari del governo. Gl’individui patrizii non si chiamavano però Magistrati, ma comunemente Giudici del Magistrato, qualunque fossero le loro attribuzioni anche amministrative. Altre Magistrature chiamavansi Collegi, come Colegio de la Milizia da Mar, Colegio de’ Signori de note etc. ed altri finalmente Consigli». La denominazione classicheggiante di m. sembra affermarsi nell’uso politico veneziano nel corso del XV (nella stessa fase che vede il reimpiego locale di termini parimenti classici come Repubblica o Senato) risultando assente nella documentazione medievale relativa agli uffici del Communis Venetiarum. Giusto durante il Quattrocento avviene il passaggio dal significato prevalente di ‘membro di una magistratura’ (antica o straniera) a quello di ‘insieme dei patrizi responsabili di un ufficio’, cioè appunto ‘organo statale’, significato mantenuto fino alla fine della Serenissima.
Autore: Lorenzo Tomasin
Data redazione: 02.07.2021.
Data ultima revisione: 02.06.2022.
Deriva da:
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Derivati:
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magistratura s.f. ‘ufficio della Repubblica cui erano eletti membri del patriziato’
1767-1775 Muazzo 75; a. 1832 BurattiGloss