mona

mogna, mogno, mona, monna, munia
sec. XVI
probabilmente dall’ar. maimun ‘scimmia’: REW 5242; DEI s.v. mona2 (cfr. nota).
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Le accez. raccolte sotto 1 derivano senz’altro dalla base araba maimun (per alcuni dei suoi principali riflessi romanzi cfr. FEW 19.115b-116a e DCECH 4.123-25). I significati ‘scimmia’ e/o ‘gatto’ sono raccolti senza altre specificazioni geografiche anche in 1570 LasCasas (‘scimmia’), 1598 1611 Florio (‘scimmia’, ‘gattino’), 1714 DittionarioImperiale (‘scimmia’, ‘gatto’); mona ‘scimmia’ è inoltre del pavano cinquecentesco (Paccagnella), e avrà significato zoologico anche il soprannome Mona in XVI CaraviaPozzobon 74 ter. Per quanto riguarda invece i nomi o i richiami del gatto, gn potrebbe avere valore onomatopeico allusivo al miagolio (cfr. mao): cfr. mogna ‘gatta’ in 1892 NinniAppendice 23 e D’Onghia2011: 60-69 per ulteriori materiali affini, oltre che per la documentazione degli incroci tra scimmia e gatto, a partire dall’antico gatto mammone (un es. di gati mamoni in 1470 MilioneV 328).
L’etimo di mona ‘organo sessuale femminile’ (accez. 2) è invece oggetto di discussione: Prati 106-107 ritiene la voce «di origine indeterminata», mentre CortelazzoInflusso 145-47 – riprendendo Boerio e DEI 2492 s.v. mona1 – argomenta a favore di una derivazione dal greco μουνί(ν) ‘organo sessuale femminile’, a sua volta forse da βουνί ‘monte (di Venere)’: sull’ipotesi non prende posizione MarcatoRicerche, mentre Benincà1970: 694 esprime qualche perplessità di ordine semantico (quella del monte di Venere non è un’immagine popolare). Secondo Cortelazzo m. sarebbe uno dei «grecismi penetrati a Venezia tra il Quattro ed il Cinquecento, certo portativi dai soldati di ventura» (CortelazzoInflusso 146); questa ricostruzione pare tuttavia insoddisfacente per tre ragioni: a) non si conoscono casi di nomi popolari degli organi sessuali derivati da lingue straniere; b) le attestazioni più antiche, quattrocentesche, non sono veneziane (mil. munì, ferr. mona e fior. monnucce ‘natiche’), e a Venezia la parola attecchisce solo a metà del XVI secolo; c) mancano ess. della voce nella letteratura greghesca, che stando all’ipotesi di Cortelazzo dovrebbe esserne invece il primo ricettacolo (per la discussione di questi aspetti cfr. D’Onghia2011: 39-46, 93-96).
Date queste difficoltà, si propone qui la sistemazione più lineare: mona ‘organo sessuale femminile’ va considerato metafora che muove dal significato animale ‘scimmia’/ ‘gatto’, così come intuito già da Ferrari nel 1676 («Ita etiam appellatur pars qua mulieres sunt; fortasse quia de pilis, ut simiarum nates»). Cadono in tal modo sia i problemi tipologici (cfr. it. topa, fr. chatte, ingl. pussy etc.) sia quelli di documentazione e cronologia (le metafore sono poligenetiche, tanto più nel lessico erotico; e si noti che monina occorre già nel 1534 in un passo aretiniano che induce a considerare la parola come una metafora: D’Onghia2011: 51-54). Anche la diffusione massiccia di forme diminutive (munì, monina, monello) non ha bisogno della base greca per essere spiegata (mona/monina è allineabile a coppie del tipo passera/ passerina, pisello/pisellino etc.): è possibile pensare piuttosto che le forme diminutive siano rimaste salde fino a quando la forma non alterata mona ha mantenuto stabilmente il significato di ‘scimmia’ (D’Onghia2011: 106).
L’accez. 3 deriva dalla 2, dato il valore polarmente positivo o negativo associato di solito ai nomi degli organi sessuali (cfr. it. figo, cazzone e simili); ma le attestazioni più antiche mostrano un influsso residuo tanto di mona ‘scimmia’ quanto di monello  (per cui cfr. Folena1956), che ha anche significato sessuale in una delle prime occorrenze (per gli incroci tra vecchie e nuove accez. cfr. pure monada). In tal senso sono interessanti anche le oscillazioni tra femminile e maschile nell’uso dell’insulto (diventar / esser una / un mona etc.), a partire da quelle tesaurizzate nella voce di Boerio.
Derivano da mimetizzazione eufemistica monega, moneghela e monifa, quest’ultimo da accostare per lo pseudosuffisso a potifa con lo stesso significato (D’Onghia2011: 104 nota 19). All’accez. sessuale va ricondotto anche l’isolato smonà ‘annoiato’ (cfr. it. scazzato, sfavato etc.).
Autore: Luca D'Onghia
Data redazione: 11.05.2025.
Deriva da:


Derivati:

fifamone s.m. 'uomo piagnucoloso'
2012 NuovoDoria

mognin (mognin, monin) s.m. onomat. «termine del gatto o col quale si chiama il gatto» 1829 1856 Boerio; 1851 Paoletti s.m. 'organo sessuale femminile' a. 1768 Baffo 129, 188

monada
monag(g)ine s.f. 'imbecillità'
1987 Doria

monassa agg. 'stupidone, babbeo' 
2008 Zambon

monaz(z)a s.f. 'organo sessuale femminile'
a. 1832 BurattiGloss (‘vulvaccia’); 1987 Doria

mónega (mónega, móniga) agg. 'sciocco' (cfr. nota)
1891 NinniMateriali 141 («dicesi in luogo di mona, ma mai in senso offensivo»); 1982 Nàccari-Boscolo; 1987 Doria; 2000 Basso-Durante (solo nella locuz. ma va’, monega ‘va’ là, stupido’)

moneghela s.f. 'organo sessuale femminile'
1767-1775 Muazzo 74

monello s.m. 'organo sessuale femminile'
1548 CortelazzoVenezia 186 (dal Lamento di Stana schiavona)

monelo agg. 'sciocchino, grullerello'
1987 Doria

monescamente avv. 'stupidamente'
1987 Doria

monesco agg. 'sciocco'
1987 Doria

monifa agg. 'sciocco', 'bietolone' (cfr. nota)
1852 Contarini; 1888 Contarini-Malamani; 1928 Piccio; 1982 Nàccari-Boscolo; 1987 Doria; 2000 Basso-Durante (arc. ‘sdolcinato’, ‘schizzinoso’); 2005 Basso (‘sdolcinato’, ‘schizzinoso’)

monin s.m. dim.
a. 1768 BaffoGloss

monina
monismo s.m. 'dabbenaggine'
1987 Doria

monista s.m. 'chi inventa o racconta stupidaggini'
1987 Doria

monon s.m. 'stupidone'
1987 Doria

nasamonne s.m. lett. 'annusamone', probabilmente 'cavalier servente'
1767-1775 Muazzo 224.

smonada
smonarse
visdemona
1 s.f. 'scimmia', quindi 'gatto' (o 'richiamo del gatto').
1552-1586 CortelazzoXVI; 1663 Oudin («À Venise, une chatte»); 1767-1775 Muazzo 713 (mogno ‘nomignolo del gatto’).

loc.

muso da monna ‘faccia da scimmia’, ‘faccia da stupido’ 1767-1775 Muazzo 98, 589 («muso da scimiotto e da monna»), 695.
vis de mona cfr. visdemona.
2 s.f. 'organo sessuale femminile'.
1565-a.1583 CortelazzoXVI; 1588 LettereFacete 31; XVI D’Onghia2011: 90-91 (Francesco Cieco: munia, in rima con insunia); 1767-1775 Muazzo 34, 58, 83 etc. (m., monna); a. 1768 BaffoGloss; 1829 1856 Boerio; a. 1832 BurattiGloss; 1844 Contarini; 1851 Paoletti; 1852 Contarini; 1982 Nàccari-Boscolo; 1987 Doria; 2000 Basso-Durante; 2005 Basso; 2007 Siega-Brugnera-Lenarda; 2008 Zambon.

loc.

andare in mona ‘compiere l’atto sessuale’ a. 1768 Baffo 105, 124bis, 148 etc.; 1767-1775 Muazzo 35, 227, 279, 320, 368 («va drento in monna») etc.; 1982 Nàccari-Boscolo; 2000 Basso-Durante.
andar in (tanta) mona ‘andare al diavolo’ 1987 Doria; 2000 Basso-Durante; 2005 Basso; 2008 Zambon (anche con il sign. ‘finire male’).
andar in monaza ‘andare al diavolo’ 1987 Doria.
andar in mónega ‘andare al diavolo’ 2007 Siega-Brugnera-Lenarda; 2008 Zambon.
che ghe podesse cascar la mona in terra, formula di giuramento (cfr. it. ‘mi venga un accidente’ o simili) 1767-1775 Muazzo 228.
correr in mona ‘compiere l’atto sessuale’ a. 1768 Baffo 181.
esser in mona ‘compiere l’atto sessuale’ a. 1768 Baffo 233, 247; 1767-1775 Muazzo 403 (esser stai in monna).
esser tuta mona ‘essere particolarmente sensuale’ (riferito a donna) 2000 Basso-Durante.
la mona de la balena! ‘non è vero!’ 2000 Basso-Durante.
latte de mona, probabilmente ‘secrezione vaginale’ 1767-1775 Muazzo 916.
mandare in mona ‘mandare al diavolo’ 1987 Doria («mandarlo in m. de so mare»).
mona de mestier ‘prostituta’ a. 1832 BurattiGloss.
monna fritta (monafrita) soprannome spregiativo 1767-1775 Muazzo 508, 947; a. 1768 BaffoGloss.
mona lessa ‘stupido’ a. 1768 Baffo 391 (pl. mone lesse); ‘donna insipida’ a. 1832 BurattiGloss.
mone da regalo ‘donne che si concedono per piacere e non per denaro’ a. 1832 BurattiGloss.
na mona! ‘niente affatto!’ 2005 Basso.
stroppar busi a calze o a muri o a monne, probabilmente ‘dedicarsi a un’attività inutile e senza fine’ 1767-1775 Muazzo 937.
tegnir el boccal sotto la mona, probabilmente ‘saper badare ai propri affari’ 1767-1775 Muazzo 224, 800.

proverb.

pecà de mona Dio li perdona 2007 Siega-Brugnera-Lenarda; 2008 Zambon (pecài).
tira più un pel de mona che de bordo la gòmena più bona 1987 Doria.
3 s.f. e s.m. e agg. 'mariolo, monello', quindi 'persona sciocca', 'balordo', 'cretino'.
a. 1768 BaffoGloss; 1829 1856 Boerio («monello, mariolo»); a. 1832 BurattiGloss; 1844 Contarini (‘balordo’); 1851 Paoletti (‘monello’); 1852 Contarini («detto ad uomo, vale balordo»; «dicesi dal volgo una mona per disprezzo di checché si tratti»); 1874-75 Nardo (s.v. bassillotto, è dichiarato sinonimo di cogion); 1888 Contarini-Malamani («detto ad uomo, vale balordo»; «dicesi dal volgo una mona per disprezzo di checché si tratti»); 1890 NinniGiunte 189 («Toni xe una mona», «se pol esse più mona de Toni!»); 1982 Nàccari-Boscolo; 1987 Doria; 2000 Basso-Durante; 2005 Basso; 2006 Brunelli; 2007 Siega-Brugnera-Lenarda; 2008 Zambon («te sì ’na mona», «l’è un poro mona»).

loc.

aver un momento de mona ‘avere una défaillance’ 2008 Zambon.
aver zinque lire de mona in scarsela ‘fingersi sciocchi’ 1987 Doria (dov’è data per errore la spiegazione ‘essere molto sciocchi’); aver do / sinque schèi de mona in scarsela ‘fingersi sciocchi’ o ‘non dimostrarsi troppo saccenti’ 2007 Siega- Brugnera-Lenarda.
deventar una mona ‘appassire’, ‘perdere la bellezza’ 1829 1856 Boerio; 1851 Paoletti.
esser una mona, così granda ‘essere un grandissimo sciocco’ 1890 NinniGiunte 189-90.
far da mona per no pagar el dazio lett. ‘far lo sciocco per non pagare la gabella’, ‘fare il finto tonto’ 1879 Pasqualigo 58; 1891 NinniMateriali 181; 1987 Doria (far el m.); 2000 Basso-Durante (far el m.); Basso 2005; 2008 Zambon (far el m.).
far el mona ‘comportarsi da sciocco’ 1852 Contarini (con rinvio a far, dove però la locuz. non è raccolta); 1888 Contarini- Malamani (con rinvio a far, dove però la locuz. non è raccolta); 1982 Nàccari- Boscolo.
fiero mona ‘grandissimo sciocco’ 1987 Doria.
mèdego de mona ‘medico che non vale niente’ 2000 Basso-Durante; 2005 Basso.
mona da incalmo ‘stupido’ 2000 Basso- Durante.
mona de ’na mona ‘gran stupido’ 2008 Zambon.
mona de tosatel ‘fanciullo sciocco’ 1891 NinniMateriali 44.
mone d’Alepo ‘grandi stupidi’ a. 1832 BurattiGloss.
muso da mona ‘faccia da sciocco’ 1889 NinniOpuscoli 18; 1982 Nàccari-Boscolo.
panìm da mona ‘faccia da sciocco’ 1979 Fortis-Zolli (s.v. panìm).
sior mona 1829 1856 Boerio («monello mariolo»); 2000 Basso Durante (nell’allocuzione ciò, sior m. ‘ehi, cretino’); 2005 Basso (nell’alloc. ciò, sior m. ‘ehi, cretino’).
toco de mona ‘pezzo di somaro’ 2000 Basso-Durante; 2005 Basso.
trar al mona ‘dire sciocchezze’ 1890 NinniGiunte 246-247.

proverb.

bonora xe par tuti e tardi per le mone 1891 NinniMateriali 103.
chi nasse mona, more cojon ‘i cretini restano sempre tali’ 2000 Basso- Durante.
co capita un bon bocon, mona chi no ghe ne aprofita ‘quando capita un buon affare chi non ne approfitta è un cretino’ 2000 Basso-Durante.
el mona parla, el furbo scolta ‘più che parlare è importante ascoltare’ 2005 Basso.
el pan del mona xe el primo magnà ‘i beni degli sciocchi sono i primi ad andare in fumo’ 1891 NinniMateriali 109.
ghe xe tre sorte de siori: sior sì, sior no e sior mona 1891 NinniMateriali 111.
omo grando, omo mona 1891 NinniMateriali 175.
per voler saver de tuto, se sa anca da mona ‘chi vuole sapere tutto fa la figura dello sciocco’ 1879 Pasqualigo 239; chi tuto vol savere, sa anche de mona 2000 Basso- Durante.
tuti ga el so quartesin d’ora che i trà al mona ‘a tutti capita di dire o fare sciocchezze’ 1890 NinniGiunte 207; a tuti ghe può vegnir l’ora del mona 1982 Nàccari-Boscolo; tuti ga el so quarto d’ora de mona 2000 Basso-Durante.
tuti i cani mena la coa, tutti i mone vol dire la soa ‘i cretini sanno sempre tutto’ 2000 Basso-Durante.
un fià de mona in scarsela zé ben averlo ‘talvolta conviene fingersi sciocchi’ 1982 Nàccari-Boscolo; ghe vol sempre sinque schei de mona in scarsela 2000 Basso-Durante; xe senpre melio aver do schei de mona in scarsea 2008 Zambon.