zoco

çocchi, çoche, çochi, soca, soche, soco, zoca, zocco, zocho, zoco
sec. XIV
etimo incerto, probabilmente da una contaminazione tra il lat. sŏccus ‘tipo di scarpa leggera, zoccolo’ e la radice *tsŭkk-: DELIN s.v. ciocco (per le ipotesi non del tutto soddisfacenti di REW, PIREW 8052, EVLI s.v. ciocco cfr. nota).
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Sin dalle prime attestazioni – cfr. il Corpus VEV – il termine si presenta nella doppia forma maschile e femminile. Le occorrenze mediolatine dei secc. XIII-XIV raccolte in SellaVen (le quali, si noti, non rappresentano le attestazioni più antiche della vc., che compare nelle formazioni antroponimiche e toponimiche Malenzocho e Cavazocho presenti in documenti padovani del sec. XII: cfr. AMDV, s.v. ciocco) riportano zocca ‘tronco, pezzo di legno’ (Viterbo) e zocus ‘ceppo’ (Belluno), dando conto di una lieve distinzione semantica e anche geografica, che tuttavia non interessa la sola area veneta. Questa distinzione è stata poi assunta da buona parte dei repertori lessicografici, che sulla scia di Boerio assegna al femminile il significato di ‘toppo’ («pezzi informi di pedal grosso») e al maschile quello di ‘ceppo’ (così Paoletti, Piccio, Nàccari-Boscolo, Brunelli); altri dizionari d’area veneziana registrano invece una sola forma riportando lo stesso significato di ‘ceppo’ (solo maschile per Patriarchi e DizTascabile, ai quali aggiungiamo anche Doria; solo femminile per NinniMateriali, Prati e Basso); solamente in Basso-Durante le due forme sono lemmatizzate insieme. Alla luce della coesistenza già trecentesca dei due esiti e della lieve e talvolta incerta sfumatura di significato, le due forme si trattano qui congiuntamente in quanto probabili esiti marcati dapprima geograficamente, poi diffusisi in tutta l’area veneta e anche veneziana (si vedano le attestazioni raccolte da Prati, s.v. zoca e da SallachStudien 238, 239).
L’origine della vc. è incerta (cfr. Prati, s.v. zoca: «di etimo sconosciuto»): REW 8052 riconduce il termine al lat. sŏccus ‘tipo di scarpa leggera, zoccolo’, seguito da Doria; EVLI, s.v. ciocco accoglie questa ricostruzione, pur ammettendo la difficoltà legata al confronto col fr. souche, che presupporrebbe una base *sŭcc o *tsŭcc simile a *tsukka ‘tronco d’albero’ ricostruita da FEW 13/2.348-54; anche DELIN, che s.v. ciocco si limita a rigettare la derivazione dal lat. sŏccus indicando genericamente l’origine della la vc. come «settentrionale», s.v. zoccolo appoggia l’ipotesi di una contaminazione con la radice *tsŭkko ‘ceppo’. L’ipotesi di una derivazione dal ted. ant. schock ‘pezzo, troncone’ proposta in EWRS 100 per l’it. ciocco e accolta per il venez. z. solo da Michelagnoli, Basso-Durante e Siega-Brugnera-Lenarda è problematica in quanto la forma schock in alto tedesco antico non risulta e inoltre a quell’altezza cronologica sk- non era ancora passato a [ʃ].
La loc. dormir come un z. è già nel pavano del sec. XVI: cfr. D’Onghia2010: 83n.
Autore: Francesca Panontin
Data redazione: 26.04.2025.
Deriva da:


Derivati:

inzochìo
inzochir
socheto s.m. dim.
1982 Nàccari-Boscolo

zocara (zochèra) s.f. 'ceppaia'
1775 1796 1821 Patriarchi; 1829 1856 Boerio; 1847 DizTascabile; 1851 Paoletti; 1928 Piccio

zocarelo s.m. dim.
1879 Pasqualigo 303

zocatelo s.m. dim.
1856 Boerio; 1879 Pasqualigo 303

zochet(o) s.m. dim.
1796 1821 Patriarchi; 1829 1856 Boerio; 1987 Doria
1 s.m. e s.f. (-a) 'ceppo di legno'.
CorpusVEV: 1362-1380 Doc. venez./poles. (çoche); 1366 Stat. venez. (çocche, -i).
1499-1573 CortelazzoXVI; 1547‑1556 CalmoLettereGloss; 1547-1568 SallachStudien 238-239 (-a, zocho, z.); 1573 Gallo 230; XVI PozzobonCaraviaGloss 683; 1660 CravanzolaBoschini; 1693 MondiniGoffredo 46, 177 (z., zocchi); 1732- 1779 FolenaGoldoni; 1767-1775 Muazzo 170, 583, 598 etc.; 1775 1796 1821 Patriarchi («z. da brusar»); 1829 1856 Boerio (-a, z.); 1844 Contarini; 1847 DizTascabile; 1851 Paoletti (-a, z.); 1852 Contarini; 1875 PiccoloCarena (s.v. ceppo); 1876 Nazari (soche, soco); 1890 NinniGiunte (-a, z., s.v. sbreghe); 1891 NinniMateriali (-a); 1928 Piccio (-a, z.); 1935 Michelagnoli (soco); 1982 Nàccari- Boscolo (soca, -o); 1987 Doria; 2000 Basso- Durante (soca, soche, soco, -a, z.); 2005 Basso (soca, -a); 2006 Brunelli (-a, z.); 2007 Siega-Brugnera-Lenarda (soca, -o, z.).

loc.

- dormir come un zoco ‘dormire profondamente’ 1775 1796 1821 Patriarchi; 1829 1856 Boerio; 1851 Paoletti; 1852 Contarini; 1987 Doria; el dorme come na soca 2000 Basso-Durante; 2005 Basso; dormir come un soco da bechèri 2007 Siega-Brugnera- Lenarda (cfr. nota).
- essare un soco ‘essere senza sensibilità’ 2000 Basso-Durante.
- meto la testa sul zoco ‘giurerei che ...’ 1987 Doria.
- moverse come un zoco ‘muoversi senza grazia’ 1987 Doria.
- zoco da becaro / becher ‘ceppo sul quale i macellai tagliano la carne’ 1775 1796 1821 Patriarchi; 1829 1856 Boerio; 1851 Paoletti; 1852 Contarini; 1888 Contarini-Malamani; 1928 Piccio; 1982 Nàccari-Boscolo (soca da bechèri); 1987 Doria (z. del becher); 2007 Siega-Brugnera-Lenarda (soco da bechèri).
- zoco da carer ‘tavolo dei carradori’, «dicesi un arnese intelaiato su quattro piedi per uso di collocarvi sopra le ruote per serrare i quarti» 1829 1856 Boerio; 1851 Paoletti.
- zoco del ancora 1829 1856 Boerio.
- zoco del ancuzene ‘ceppo sopra il quale si blocca l’incudine’ 1775 1796 1821 Patriarchi; 1829 1856 Boerio; 1851 Paoletti; 1928 Piccio.
- zoco de la roda ‘mozzo della ruota in cui sono inseriti i raggi’ 1829 1856 Boerio; 1851 Paoletti; Piccio 1928.

proverb.

- chi g’ha un bon zoco lo tegna per magio 1879 Pasqualigo 197.
- chi ha zocchi, presto può far stelle ‘chi ha dei ceppi può far delle schegge, cioè da molto si può trarre poco’ 1535 CortelazzoXVI; chi ha de’ i zochi, ha dele stele 1660 CravanzolaBoschini; chi ga zochi pol far de le stele 1775 1796 1821 Patriarchi; 1829 1856 Boerio; 1844 Contarini; 1851 Paoletti; dal zoco se tagia le stèle «fora de un tristo z. non vien ’na bela stèla»; da ’na bruta zoca se tàgia bele stèle 1879 Pasqualigo 63; a volte da un cativo zoco, vien fora ’na bela stèla 1879 Pasqualigo; da ’na bòna soca vièn ’na bòna stèla 1982 Nàccari-Boscolo.
- fa più di mocoli che non xe un zoco solo «si ha maggior effetto economizzando che prodigando» 1889-1891 NinniOpuscoli; 1891 NinniMateriali.
- mal bià quel zocco che va tuto in stele 15.. CortelazzoXVI.
- no’ son gnianche tanto grezo che no’ cognossa dale stele un zoco 1660 CravanzolaBoschini.
- vin e pan e legna, e lassa che la vegna; vin e pan e zoca e lassa che la fioca ‘bisogna provvedere del necessario per l’inverno’ 1879 Pasqualigo 217.
2 s.f. 'blocco di pietra semilavorato'.
XV Concina (soca, -che).
3 s.m. e s.f. (-a) 'ceppo familiare'.
1556 CalmoLettere 258; 2002 CortelazzoLessico (soca).

loc.

- el difeto vien da la soca ‘il difetto è ereditario’ 2000 Basso-Durante.
- omo de bona soca ‘uomo di buona stirpe’ 2000 Basso-Durante; 2005 Basso.
- zoco de famegia ‘origine della famiglia’ 1829 1856 Boerio.
4 s.m. e s.f. e agg. 'stupido'.
1732-1779 FolenaGoldoni; 1775 1796 1821 Patriarchi; 1829 1856 Boerio; 1852 Contarini; 1928 Piccio; 1982 Nàccari-Boscolo (soca, -o); 2000 Basso-Durante; 2007 Siega-Brugnera-Lenarda (soca, -o, z.).

loc.

- aver la testa dura come na soca ‘essere ottusi o ostinati’ 2000 Basso-Durante; 2005 Basso.
- a zé come un soco ‘è duro come un legno’ 1982 Nàccari-Boscolo; eser un zoco duro ‘non capire niente’ 1987 Doria.
- el xe na zsoca / l’è na zsoca 2006 Brunelli.
- pòvero fio, a zé ’na soca! 1982 Nàccari-Boscolo.
5 s.m. 'pezzo di legno posizionato in cima al dritto di prua di un battello'.
1890 NinniGiunte («Pezzo di legno che trovasi nella cima dell’asta di prora dei battelli col pizzo e di altre barche e dove stanno fitte le due estremità delle falche»).